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I tecnici non servono più Renzi risolverà tutti i vostri problemi
Una volta che il premier ha asserito di non aver bisogno del parere dei tecnici della prima Repubblica sulla sua azione riformatrice, ogni problema è risolto da se. L’unico in grado di dare pareri sull’operato di Renzi, è Renzi stesso, perché i tecnici della seconda Repubblica sono andati al governo pochi mesi fa ed i risultati li abbiamo visti tutti e quelli della prima non val la pena ascoltarli. Possiamo solo affidarci alle valutazioni del suo governo, dove di tecnico, se proprio vogliamo, c’è solo il ministro Padoan. Un altro tecnico, ereditato dal governo Letta, è quel Cottarelli chiuso da mesi in qualche stanza a fare le tare alla spesa dello Stato. Si sono finalmente incontrati, Renzi e Cottarelli, per elaborare una strategia comune, ma l’unica cosa chiara emersa dal vertice di Palazzo Chigi è che Cottarelli conta di tornarsene presto al Fondo monetario internazionale dai cui proviene. Fra lui ed il governo Renzi c’è una qualche divergenza di cifre.
Cottarelli propone tagli da venti miliardi di euro, Renzi, sarà tanto, se riuscirà a farne sei o sette, in fondo era pur sempre il premier a cui piaceva vantare la messa in vendita delle auto blu. Mica gli abbiamo ma sentito dire di voler l’abolizione delle partecipate di Stato. Cottarelli, se ne andrà, o meglio, ritornerà allo Fmi da cui proveniva. Il gran caravanserraglio del work shop Ambrosetti in quel di Cernobbio, ha quasi fatto ignorare le parole pronunciate dalla direttrice dello Fmi, Cristine Lagarde, in un’intervista proprio di sabato scorso a Les Echos. Per Lagarde non si può parlare di politica di austerità eccessiva nella zona euro, al contrario “bisogna mantenere il passo nella riduzione della spesa pubblica”.
Di più, sempre secondo la direttrice del Fondo monetario internazionale “anche se l'inflazione è più debole del previsto”, questa “non può essere utilizzata come paravento per rinviare gli sforzi necessari sulla spesa”. Senza contare che la congiuntura non deve comunque “giustificare neanche dei nuovi aumenti delle tasse”. Ecco finalmente un tecnico che non è della prima e non è della seconda Repubblica, a cui Renzi potrebbe dare ascolto, anche perché a breve, l’istituto da cui proviene si troverà rinforzato dal parere non proprio entusiasta che Cottarelli darà sull’operato del governo italiano.
Un editor smaliziato come Francesco Guerrera, che ha il pregio di non sbagliarne mai una sull’Europa, già scrive sul Wall Street Journal che le fantomatiche riforme strutturali, mercato del lavoro, pensioni, sanità, fisco, “non le fa o non le vuole fare nessuno”. Se Renzi invece fosse pronto a contraddirlo, il premier italiano è partito con il piede sbagliato. La riforma del Senato produrrà effetti nella prossima legislatura, non certo in questa in cui il Senato resterà deliberante. La riforma dello Statuto dei lavoratori, non vedrà che parziali ritocchi, figurarsi se si mette in questione l’articolo 18, che non esiste in nessun altro paese al mondo ma da noi resterà come il totem del villaggio sioux. Su tutto il resto non è stato nemmeno aperta una qualche discussione. E’ vero che il governo ha chiesto mille giorni per valutare il suo operato, ma se si tratterà solo di misurare il successo degli 80 euro, possiamo aspettare anche meno per dire che non ci sono le coperture per stanziarli, se non aumentando le tasse a chi li ha ricevuti.
Roma, 9 settembre 2014 |
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